Nel 1892 nasce come ricovero per non vedenti la “Società Nazionale Regina Margherita pro ciechi”.
Con lo scoppio della 1° guerra mondiale l’istituto si ampliò trasformandosi in istituto di rieducazione.
Il nome “Paolo Colosimo” gli fu dato da Tommasina Grandinetti e Gaspare Colosimo, in memoria del loro figlio prematuramente scomparso il 24 maggio 1913.
Lenire le sofferenze degli umili e sorreggerli nel difficile cammino dell’esistenza, soprattutto per i nati ciechi, divenne la ragione di vita di Donna Tommasina Grandinetti che fu la prima presidentessa dell’istituto. Quella casa divenne una famiglia, una scuola di rieducazione sorta in un tranquillo angolo della vecchia città partenopea, dov’era un giorno il Convento San Domenico Maggiore.
L’Istituto ospitò combattenti ciechi tra i ciechi nati, in un vincolo di amore e fratellanza. In quegli anni furono studiate possibilità lavorative nelle quali i non vedenti potessero espletare la loro azione e con l’invenzione dei telai semimeccanici essi poterono imparare tutte le operazioni di tessitura, montaggio e smontaggio del telaio e dei suoi elementi.
Oltre la tessitura si lavoravano il ferro ed il vimini e l’istituto divenne anche il campo di officine e di lavoro manuale fino al punto di brevettare nuovi sistemi di produzione riconosciuti e premiati in tutto il mondo.
Oggi l’istituto Paolo Colosimo, con annesso convitto ospita giovani provenienti da tutto il mezzogiorno d’Italia.
Giovani che pur privati del bene prezioso della vista possono inserirsi nel mondo del lavoro con competenza professionale.